D&D : Donne e Discriminazione (sul lavoro, in questo caso)
Stamani all'università di Catania Emma Bonino, ministro del Commercio Internazionale e per le Politiche europee, convoca esperti di economia e di welfare per tracciare i contorni di una realtà che è sotto gli occhi di tutti ma non riesce ad avere voce.
ROMA - Penultimi in Europa.
Negli ultimi mesi ci ha superato anche la Grecia e dopo di noi resta solo Malta.
In Italia riesce a lavorare solo il 46,3 per cento delle donne; sette milioni in età lavorativa sono fuori dal mercato del lavoro.
C'è poi "il tetto di cristallo", quella sottile, trasparente ma robustissima pellicola che divide le donne dai posti che contano,lo chiamavano così dieci, quindici, venti anni fa; è sempre lì, cristallo puro, infrangibile, beffardo.
La situazione è che la media europea si aggira sul 57, 4 per cento e quella italiana è fissa sul 46,3 per cento. Penultimi, appunto, nell'Europa dei 27 paesi membri, a dieci lunghezze dall'isola di Malta. In nostra compagnia, sotto il 50%, ci sono Polonia e Grecia. Slovacchia, Romania, Bulgaria viaggiano ben sopra il 50 per cento. Cipro è già al 60%. La Slovenia, appena entrata nella Ue, è al 61,8 per cento. La Danimarca guida la classifica con una percentuale del 73,4%.
Pagate un quarto meno degli uomini.
Anche quando arrivano, ce la fanno e sfondano quel benedetto "tetto di cristallo", alle donne è comunque destinato uno stipendio inferiore di un quarto di quello del collega maschio.
Una dirigente guadagna il 26,3 per cento in meno di un collega maschio. Lo chiamano "differenziale retributivo di genere", è pari al 23,3 per cento: una donna percepisce, a parità di posizione professionale, tre quarti di uno stipendio di un uomo.
Solo il 5% nei board delle aziende.
Trovare una donna nei consigli di amministrazione e nei board delle aziende è impresa per persone molto determinate. Nel testo messo a disposizione dalla Presidenza del Consiglio si legge che "nel 63,1 per cento delle aziende quotate non c'è una donna nel consiglio di amministrazione". Su 2.217 consiglieri solo 110 sono donne, il 5%.
Va ancora peggio nelle banche dove su un campione di 133 istituti di credito, il 72,2 per cento dei consigli di amministrazione non conta neppure una donna.
C'è qualcosa che non torna visto che a scuola, all'università e nei concorsi le votazioni migliori sono quasi sempre delle studentesse.
In politica la situazione è nota: ministre e sottosegretarie solo il 20 per cento; le deputate solo il 17 per cento.
Le più sgobbone d'Europa.
Buffa storia, questa: l'Italia ha il tasso di occupazione femminile più basso d'Europa ma quelle che lavorano lo fanno più di tutte le altre. Ogni giorno, compresa la domenica, una donna italiana lavora, tra casa e ufficio, 7 ore e 26 minuti, un tempo superiore, appunto, a molti paesi europei (un'ora e 10 minuti in più, ad esempio, rispetto ad una donna tedesca).
Facile da spiegare: il 77, 7 per cento del lavoro domestico - spesa, lavare, stirare, rigovernare, accompagnare etc. etc - è sulle spalle delle donne.
Media
I media danno una rappresentazione della donna parziale, sbagliata, non reale.
Secondo uno studio del Censis del 2006 in tivù trionfa il seguente modello di donna: moda o spettacolo (31,5%), vittima di violenza (14,2%), criminalità o devianze (8,2).
La donna del varietà, la bad girl o la donna del dolore.
Potrebbe consolare il fatto che in tivù vanno molte esperte donne. Peccato che siano astrologhe (20,7%), esperte di artigianato locale (13,8%), di letteratura (10,3%), giornalismo (6,9%) e politica (4%).
Mikuz
2010 Anno Permanente della Loserolderness
lunedì 11 febbraio 2008
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